giovedì 4 giugno 2015

Letters to my kids, from your teacher.


It's been a long ride kiddos but, here we are now, you are officially three and coming of age in the baby world!
Seeing you walking on your own feet has been such a thrill, hearing you say the first full sentence and solve your first problems on your own was deeply motivating and priceless.

Welcome to your (almost)
grown up lives, where everybody will expect things from you, you will have responsibilities and a lifetime of homework! Game's on, enjoy this breathtaking world to the fullest!

I wish you the longest ride through this action-packed journey, but what I really and deeply hope is that you keep on going through this amazing merry-go-round jumping and hopping like you do now. 

Never stop hugging, never stop kissing, never stop laughing your voices out like there's no funniest thing on earth! Keep on painting walls and windows on the spur of the moment, colour your life however you like and be the beautiful witty little people you are, without being judged nor judging. I hope you will learn from your mistakes and better yourself even in the hardest moments, if you're hurting rise to the occasion and look for the silver lining. It's there my darlings, even in the darkest times!
Sometimes it's too dark to spot, but the sun will always rise if you want it to.
Never lose hope nor motivation, have faith in yourself because you WILL pull it through. 

And as you grow up never ever stop thinking out of the box as you do now, it's your biggest asset and your most precious resource. Keep on embracing love with humbleness, tolerance and respect. 

Regardless of where your peers are from, what language they speak, what religion they preach, what colour they are, what person they decide to love. 
Just like you do now.

Your teachers will love you and remember you forever :')

Goodbye and be happy kiddos

lunedì 12 gennaio 2015

"Che fai nella vita?" Terms and Conditions apply

La signora della carta d'identità alzò lo sguardo, vidi quegli occhi annoiati attraverso le lenti degli occhiali. "Professione?"
Una pressione tale non ce l'avevo dai tempi delle superiori quando la mia prof di matematica mi chiese di calcolare i massimi e i minimi di una funzione con la matrice Hessiana.



Cosa fai nella vita?
Ma a voi non vi prende male quando ve lo chiedono? Cioè l'impressione che date, il giudizio del vostro interlocutore dipende interamente da un fattore, il vostro lavoro.


Ho studiato in due università importanti all'estero, i miei compagni di università sono diventati avvocati, consultori, economisti, managers, medici, ingegneri. 

Sono una maestra d'asilo, ora. Ma sono stata insegnante per adulti, sono stata una cameriera, una gelataia, una paninara pure!
Non ho la più pallida idea di quello che farò il prossimo anno, o se mi licenziano, o se me ne vado perché mi prende il grullo.

Cosa fai nella vita?

Ma guarda faccio tante cose, mi lavo i denti, leggo solo libri che mi piacciono, viaggio quasi sempre a caso, mi perdo svariate volte al giorno, voglio bene alle persone, cerco di sorridere più che posso, mi incavolo per minchiate. Parecchio pure. Poi mi passa.

Cosa fai nella vita?
Vuoi sapere cosa ho studiato, cosa faccio ora, cosa avrei voluto fare o cosa farò quando cambierò lavoro?!

Cosa fai nella vita? 
Guarda io ti rispondo anche però a patto di poter cambiare la risposta, dai, almeno la possibilità di aggiornarla ogni sei mesi! 



Incontro particolarmente bizzarro. Seduta a sorseggiare una birra con una ex-collega universitaria coreana che lavora come ingegnere alla Samsung. 
Pure più giovane di me.
Arriva la domanda stella, io speravo che se ne scordasse ma invece niente, dopo aver ascoltato il suo curriculum lavorativo.
E tu cosa fai nella vita?

Le spiego. La scuola, i bambini, no non l'ho studiato ma l'ho imparato col tempo. 
No boh non lo so che cosa farò dopo.

E all'improvviso.
Sai, nel mio paese avresti una vita fantastica. Non come me, rinchiusa a fare calcoli.
SCUSA? dai uffa almeno se lo sapevo me la tiravo un po' di più. Mai 'na gioia oh. Cheppalle.



La signora della carta d'identità alzò lo sguardo, vidi quegli occhi annoiati attraverso le lenti degli occhiali. "Professione?"
Una pressione tale non ce l'avevo dai tempi delle superiori quando la mia prof di matematica mi chiese di calcolare i massimi e i minimi di una funzione con la matrice Hessiana. 

Presi 3. 

Su 15.


"Ci metta Insegnante, ma facciamo che torno il prossimo anno e se ne riparla. Vabbène?!"
Stampò il bollo, ci scarabocchiò sopra una firma.
"Sé, 'decci."


Facciamo che la prossima volta che incontriamo una persona ci impegniamo a non etichettarla, facciamo che la prossima volta che conosciamo qualcuno non ci sentiamo in dovere di spiegare quello che facciamo ma piuttosto chi siamo.
È più facile di quel che sembra.